Il Principe delle Cerimonie
Quando Petrarca mangiò il vitello d’oro: storia del più sfarzoso matrimonio medievale.
Se hai guardato qualche puntata della trasmissione “Il Boss delle Cerimonie”, forse penserai di averle viste tutte in fatto di matrimoni esagerati.
Ebbene, questa non è solo una moda moderna da reality show, ma anche nei secoli passati si sono consumati tanti matrimoni che oggi definiremmo quasi “trash”.
Uno di questi è senza dubbio quello celebrato a Milano tra Violante Visconti e Lionello d’Inghilterra, il 15 giugno 1368.
Com’erano, in generale, le feste nuziali nel Medioevo? Solitamente, occupavano un’intera giornata, sia che gli sposi fossero principi di un’importante casata o semplici contadini; il banchetto prima, e le danze poi, duravano infatti per ore intere.
Prima della scoperta dell’America, non c’erano cibarie come patate, pomodori, cacao, tacchino e via dicendo. Tra le portate più diffuse ai banchetti di matrimonio, vi erano invece quaglia arrosto, cervo, pollo, lepre o cinghiale arrostito; non mancavano formaggi e zucca alla brace, accompagnati da birra, frutta fresca e secca, stufati di verdure, pani di ogni tipo. Per dolce, crostate e crema pasticcera, con vino aromatizzato. Zucchero e spezie, estremamente costosi, erano utilizzati solo dalle famiglie più ricche; basti pensare che il pepe, tra gli aromi orientali più preziosi, era spesso un gradito regalo di nozze.
Quello tra Violante e Lionello, tuttavia, fu un matrimonio davvero fuori dalle righe, al punto da catturare l’attenzione di molte cronache del tempo.
La giovane e sfortunata Violante (destinata a rimanere più volte vedova) era alle sue prime nozze; per lei, il padre Galeazzo II Visconti aveva scelto un importante principe inglese: Lionello, figlio di Re Edoardo III.
Solo la dote di lei, 200.000 fiorini (una cifra enorme) e diversi feudi concessi da Galeazzo, fece scandalo nelle corti europee, giudicata da molti come sproporzionata ed eccessiva.
Ad accogliere il Principe al suo arrivo a Milano vi fu un imponente corteo, fatto di aristocratici, poeti e 2000 soldati schierati, oltre a “ottanta dame tutte vestite con camore scarlatte con maniche di panno bianco ricamate a trifoglio, e strette ai fianchi da cinture dorate del valore di ottanta fiorini l’una”.
Il matrimonio venne celebrato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, seguito da un banchetto a dir poco esagerato, tra i cui invitati figuravano anche Francesco Petrarca e Geoffrey Chaucer.
Il numero dei tavoli, in realtà era limitato a due: nel primo sedevano lo sposo, assieme a cavalieri, letterati e potenti; nel secondo trovavano posto la sposa e le altre donne del corteo; nell’Arengario, dove aveva luogo il banchetto, furono disposti cinquanta taglieri su tavoli rialzati. Ma la vera ricchezza era nelle portate: per la gioia di Lionello, particolarmente incline ai piaceri della tavola e ai bagordi in genere, il menù prevedeva 18 portate, ciascuna composta da un piatto a base di carne e uno a base di pesce, accompagnati ai doni di nozze.
La sontuosissima presentazione farebbe impallidire il matrimonio di qualsiasi vip moderno: la prima portata, ad esempio, era composta da “due porcellini dorati che mandavano fuoco dalla bocca e pesce in porchetta”; i piatti erano associati al regalo: levrieri e segugi con collari di seta e cuoio, guinzagli di seta e catene dorate. La quarta pietanza prevedeva quaglie e pernici dorate con trote arrostite, sempre dorate, mentre la quattordicesima era composta da capponi e polli in salsa rossa e verde, e tinche. Per concludere, la diciassettesima e la diciottesima erano le portate più “soft”, con formaggi, frutta e ciliegie a volontà.
Nel nome della sobrietà, alle moderne decorazioni in pasta di zucchero erano preferite quelle in oro: lepri e lucci dorati, addirittura un vitello intero ricoperto di foglie d’oro! Tra i cibi serviti vi erano quaglie, pernici, aironi e molto altro. Ad accompagnare i sontuosi piatti (36 in tutto), scorrevano fiumi di malvasia e vernaccia, conservati ovviamente in “modesti” fiaschi d’argento.
Tra i regali, non si scadeva in banali servizi di piatti e bicchieri; abbondavano invece cani di razza pregiata, uccelli rapaci, 76 cavalli, armature e selle per cavalcare (rigorosamente decorate con metalli pregiati), pietre preziose, persino 12 “buoi grassi”.
Il matrimonio, a onor del vero, non fu dei più fortunati; appena pochi mesi dopo le nozze, quando ancora i festeggiamenti ufficiali erano in corso, Lionello morì dopo una breve malattia. La povera Violante rimase così sola; la giovane avrebbe poi vissuto altri due matrimoni altrettanto infelici ma, certamente, non altrettanto sfarzosi.
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Marco Mocchetti